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Come riportato da Al Jazeera, “Tutti gli occhi su Rafah” è l’immagine generata da un’IA con uno slogan che richiama l’attenzione sulla situazione a Rafah, la città più a sud della Striscia di Gaza vicino al confine con l’Egitto.

Nell scorse ore, dal giorno successivo l’offensiva di Israele condotta nell’area, “Tutti gli occhi su Rafah” ha inondato le storie di Instagram, dominando qualsiasi altro contenuto social sulla guerra di Israele a Gaza. che è stata condivisa su quasi 50 milioni di storie di Instagram.

Origine dell’immagine

L’immagine generata dall’intelligenza artificiale mostra una veduta aerea di un accampamento disposto in file ordinate di tende, incorniciate tra quelle che sembrano cime innevate. Al centro, alcune tende di colore più chiaro sono disposte in modo da scrivere “All Eyes on Rafah”. Sullo sfondo un cielo azzurro con nuvole a forma di palla di cotone. Ma Rafah è anche molto più affollata di così, secondo le Nazioni Unite, a febbraio circa 1,4 milioni di persone hanno cercato rifugio dalle bombe israeliane.


L’agenzia di fact-checking Sanad di Al Jazeera ha confermato che l’immagine è stata generata utilizzando uno strumento di intelligenza artificiale (AI). I segni rivelatori dell’IA sono la ripetizione, l’allineamento simmetrico delle tende, la mancanza di dettagli e l’assenza di ombre.

Perchè è particolarmente grave quello che sta accadendo a Rafah?

Dopo l’inizio della guerra di Israele contro Gaza, Israele ha iniziato a bombardarla da nord e si è spostato verso il basso, sfollando i palestinesi dalle loro case mentre fuggivano verso sud per cercare riparo.
A febbraio, circa la metà dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza era stata spinta a Rafah quando Israele ha dichiarato di voler lanciare un’operazione di terra su Rafah, sostenendo che le quattro brigate di Hamas, il gruppo palestinese che governa la Striscia, si trovavano lì.


A febbraio, Richard “Rik” Peeperkorn, rappresentante dell’OMS per Gaza e la Cisgiordania occupata, ha dichiarato che “tutti gli occhi” sono puntati sull’imminente offensiva di Rafah. Più di recente Ameera Kawash, artista e ricercatrice palestinese-irachena residente nel Regno Unito il cui lavoro esplora l’effetto dell’IA sulle vite e sulle narrazioni dei palestinesi, ha dichiarato sempre ad Al Jazeera che “Tutti gli occhi [sono] su Rafah”. Queste due dichiarazioni hanno, probabilmente, dato origine allo slogan che è apparso su manifesti di protesta e altri post sui social media.

Attacchi su Tal al Sultan

L’esercito israeliano continua a colpire, anche in queste ore, il quartiere di Tal al Sultan, nel nord-ovest di Rafah, l’ultima città della Striscia di Gaza non ancora invasa. Domenica sera, in particolare, una serie di bombardamenti ha causato un incendio in un accampamento di palestinesi sfollati, provocando la morte di almeno 45 civili, soprattutto donne e bambini, e il ferimento di 249 persone.

The town of Rafah, near Gaza, in 1931, showing the Palestine-Egypt border  (cropped) - PICRYL - Public Domain Media Search Engine Public Domain Search

Attacchi agli ospedali

Al Jazeera riporta che i nuovi attacchi hanno causato un incendio in un condominio del quartiere e hanno colpito un ospedale da campo. Il personale medico e i pazienti sono intrappolati all’interno della struttura, mentre le ambulanze hanno difficoltà a raggiungere i feriti a causa dei bombardamenti. Nei nuovi attacchi, sono stati uccisi almeno sette palestinesi. Un altro ospedale di Rafah ha chiuso dopo l’uccisione di due membri del personale medico.

Errore tragico e reazioni internazionali

Nonostante il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, abbia definito l’attacco al campo sfollati come un “tragico errore”, gli attacchi non si sono fermati. La zona era stata designata dall’esercito israeliano come “area umanitaria” e i civili palestinesi erano stati indirizzati lì per trovare riparo in vista di una possibile invasione di Rafah.

Venerdì scorso, la Corte internazionale di giustizia (ICJ), il più importante tribunale delle Nazioni Unite, aveva ordinato a Israele di fermare l’attacco alla città. I giudici della Corte avevano definito la situazione a Rafah “disastrosa” e avevano detto che le catastrofiche condizioni di vita della popolazione erano “ulteriormente peggiorate”, in particolare per la prolungata e diffusa privazione di cibo. Come note, le richieste della Corte internazionale di giustizia sono teoricamente vincolanti, la Corte però non ha mezzi diretti per farle rispettare.

Photos showing aftermath of bombing in Rafah early on Tues… | Flickr

Condanna e proteste globali

Come prevedibile, la tragica morte di 45 civili ha causato nuove richieste da parte della comunità internazionale per un cessate il fuoco a Gaza e per la fine dell’operazione militare israeliana nella città. Governi di Stati Uniti, Turchia, Qatar, Cile, Colombia, Egitto, insieme ai rappresentanti dell’Unione Europea, dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite, hanno condannato l’attacco. Nelle ultime ore, ci sono state diverse manifestazioni di piazza in tutto il mondo: a Barcellona, Istanbul, Parigi, New York, Tunisi. A Parigi, più di 10.000 persone hanno protestato, e diverse centinaia hanno manifestato anche in alcune città di Israele.

Ma nonostante le richieste internazionali e le condanne, gli attacchi non si fermano, mettendo a rischio la vita di molti civili. Per questo, rimane fondamentale che la comunità internazionale e i governi continuino a esercitare pressione per ottenere un cessate il fuoco e garantire la protezione dei diritti umani nella regione.

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